mercoledì 18 aprile 2012

Santa Maria in Porto



La chiesa ed il monastero costituiscono un unico complesso, anche se il monastero è più antico della chiesa di oltre mezzo secolo. I religiosi decisero di erigere un nuovo monastero perché i veneziani , dominatori dal 1441 al 1509, ostacolarono la costruzione a lato della chiesa di Santa Maria di Porto Fuori. Dante, Paradiso, canto XXI, v. 123. << Nostra Donna in sul lito adriano >>. I veneziani temevano che l’edificio potesse offrire un facile rifugio ai nemici della Repubblica. Così i Canonici Lateranensi costruirono, poi, la grande basilica . Cronologia delle costruzioni che sorgono in questa area. Monastero: Inizio lavori 1496 Chiostro: Inizio lavori 1502 Ingresso dei Canonici: Inizio lavori 1503 Chiesa: Inizio lavori 1553 Copertura del tetto: 1561 Consacrazione: 1606 Facciata della chiesa: Termine dei lavori 1784 La Basilica di S.Maria in Porto fu eretta fra il 1553 ed il 1606. Per la sua costruzione fu utilizzato in parte anche del materiale proveniente dall'antica chiesa d'età onoriana di S.Lorenzo in Cesarea. La facciata, maestosa ed imponente, realizzata in sasso d'Istria, adorna di semicolonne e di statue, s'articola in due ordini, per l'inferiore dei quali l'architetto Camillo Morigia, verso la fine del sec. XVIII, si attenne alle linee d'un preesistente disegno. L'interno del tempio misura m 68 x 47,50 ed è in stile rinascimentale di gusto palladiano. Esso è diviso in tre navate mediante due file di pilastri alternati a colonne ed è coronato da una cupola ottagona che raggiunge metri 48,16 d'altezza. Sull'altare maggiore spicca il noto bassorilievo marmoreo dell'XI secolo raffigurante la Vergine orante che passa sotto il nome di "Madonna Greca". La leggenda lo vorrebbe giunto in volo sulle rive del mare di Ravenna, preceduto da due Angeli sostenenti fiaccole, alle prime luci dell'alba dell'8 aprile del 1100. Dietro all'altar maggiore, attorno al giro dell'abside, si dispiega un bel coro ligneo, che fu intagliato fra il 1576 ed il 1593 da Maestro Marino francese. Prossimamente la guida dettagliata. 



La Madonna Greca

L' immagine della Madonna Greca, venerata nella basilica-santuario di Santa Maria in Porto, è un delicato bassorilievo bizantino scolpito su marmo pario, che rappresenta la Madonna in atteggiamento di preghiera con le braccia alzate. Ai lati del capo, circondato da un’aureola, due scudi rotondi recano inciso a lettere greche il monogramma "Madre di Dio".
La Vergine indossa una ricca tunica, stretta da un cingolo attorno ai fianchi, sulla quale sono distribuite undici piccole croci di metallo dorato.
La festa della Madonna Greca viene celebrata a Ravenna la prima domenica dopo Pasqua (Domenica in Albis) perché, secondo la leggenda, l'immagine della Vergine apparve sul litorale di Porto Fuori, nei pressi di Ravenna, proprio la Domenica in Albis del 1100.
Poco prima dell'alba dell'8 Aprile 1100, Domenica in Albis, Pietro degli Onesti, secondo la leggenda tramandata dalle Carte Portuensi, stava recitando con altri sei monaci il mattutino, quando l'abside venne rischiarata da una luce. Non trattandosi della luce del sole, i monaci uscirono sulla spiaggia per seguire il chiarore che aveva ferito la notte e grande fu la loro meraviglia quando videro che sulle acque galleggiava un’immagine della Madonna, scortata da due angeli, ognuno dei quali recava una luminosissima fiaccola. Di fronte al prodigio i monaci si inginocchiarono e dopo aver salutato la Vergine con preghiere e canti, esortarono il beato Pietro a prendere la sacra immagine. Pietro, però, non si riteneva degno di accogliere la Vergine (si considerava "peccatore" e come "Pietro peccatore" sarebbe passato alla storia) ed invitò i suoi confratelli ad andare incontro alla sacra immagine. Questi, però, non riuscirono nell' intento perché la Vergine si allontanò di fronte al loro avvicinarsi. Sollecitato di nuovo dai confratelli ad andare incontro alla Vergine, il beato Pietro protese le braccia ed a questo gesto gli angeli scomparvero e la sacra immagine gli si fece incontro.
Così narra la leggenda, unica testimonianza scritta che racconti l'approdo sulle spiagge ravennati dell'immagine sacra. È certo, comunque, che il bassorilievo venne realizzato in qualche "officina" sulle rive del Bosforo, da dove si imbarcò su di una nave ai tempi della prima crociata, probabilmente per sfuggire allo scempio dell'iconoclastia. Non si esclude l'ipotesi che sia stato uno dei crociati a portarla dall'Oriente fino a noi. 



Unico dato certo è che nei dintorni di Ravenna esisteva sin dal XII secolo un tempio dedicato a Maria, eretto da Pietro degli Onesti sul luogo dove successivamente sarebbe sorta quella "casa di nostra Donna in sul Lido Adriano" (Dante, Paradiso, Canto XXI), oggi Santa Maria in Porto Fuori, che andò interamente distrutta durante un’incursione aerea notturna il 6 Novembre 1944. In questa chiesa, che per diverso tempo custodì l'immagine della Vergine Greca, si conservavano il sarcofago di Pietro "peccatore" (ancora oggi visibile) ed alcuni affreschi della scuola giottesca romagnola, dei quali oggi è possibile ammirare solamente alcune tracce. Presso la stessa chiesa, inoltre, era fiorente la pia unione dei "Figli e delle Figlie di Maria", fondata dallo stesso Pietro degli Onesti allo scopo di promuovere il culto della Vergine e di ricordarne l'arrivo ogni Domenica in Albis. La pia unione, all'inizio del Trecento, poteva contare su ben 700 mila iscritti, in tutta Europa.
Verso la metà del XV secolo, Ravenna passava sotto il dominio dei Veneziani ed il nuovo priore veneto del tempio dedicato a Maria, Silvano Morosini, iniziò la costruzione di un nuovo monastero in città per sfuggire alle incursioni dei pirati che andavano infestando il litorale. La posa della prima pietra avvenne il 5 Agosto 1496 e nel 1503 l'immagine della Madonna Greca lasciò la chiesa di Porto Fuori per trovare nuova sistemazione in una cappella all'interno del nuovo chiostro.
Nel febbraio 1511, alla vigilia del "sacco di Ravenna" del 1512 ad opera delle truppe francesi di Gastone de Foix, Papa Giulio II fu ospite dei canonici di Porto e con una solenne bolla, il cui testo si trova inciso su una tavola di marmo nell'ambularco della sacrestia, concesse favori spirituali a quanti avrebbero esarcito elemosine in favore della fabbrica del nuovo tempio che sarebbe sorto in onore della Vergine Maria.

La prima pietra del nuovo tempio, sulla quale stava inciso "Maria Graeca Portuensium Mater, Ravennatum Protectrix", venne posata il 13 Settembre 1553 dal priore Vitale Mercati il quale aveva ottenuto da Papa Paolo III, che pochi anni prima era stato ospite dei canonici, la concessione di poter demolire l'ormai labente basilica di San Lorenzo in Cesarea, per poter utilizzare il materiale ed ereditarne i privilegi.
Nel 1570 Vitale Mercati, promosso alla dignità di Abate da Pio V, poté compiere la solenne traslazione dell'immagine della Vergine Greca dalla cappella interna del chiostro al tempio ormai in via di ultimazione.

Il culto della Vergine fu continuato anche dal successore di Mercati, l'Abate Serafino Merlini, tant'è che dopo la sua morte, avvenuta nel 1623, le pareti della cappella erano ricoperte di ex voto per grazie ottenute. La basilica, intanto, fu ultimata nella facciata e nella gradinata solamente nel 1784, pochi anni prima della "rivoluzione francese" che lasciò anche a Ravenna i suoi segni. Il santuario, infatti, fu spogliato e depredato, ed i monaci vennero espulsi. Vi fecero ritorno, però, nel 1828 e vi restarono fino al 1870; ma a causa dell'incameramento dei beni ecclesiastici si trovarono nell' impossibilità di sostenersi e pertanto lasciarono il convento al clero diocesano. L'arcivescovo Vincenzo Moretti ed i suoi successori si fecero promotori del culto della Vergine che venne solennemente incoronata il 21 Aprile 1900 dal Capitolo Vaticano nella basilica Metropolitana.
Nel 1947 fu eletto arcivescovo di Ravenna monsignor Giacomo Lercaro, che il 1 Febbraio 1948 promosse la consacrazione della città di Ravenna al Cuore Immacolato di Maria ed affidò il santuario di Santa Maria in Porto ai sacerdoti salesiani di Don Bosco.

Nel 1952, per l'instancabile opera di Don Spartaco Mannucci, fu rinnovata la solenne incoronazione ad opera del cardinale Idelfonso il quale consacrò la città e la diocesi alla Madonna.

http://www.santamariainporto.it/

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