La chiesa ed il monastero costituiscono un unico complesso, anche se il monastero è più antico della chiesa di oltre mezzo secolo. I religiosi decisero di erigere un nuovo monastero perché i veneziani , dominatori dal 1441 al 1509, ostacolarono la costruzione a lato della chiesa di Santa Maria di Porto Fuori.
Dante, Paradiso, canto XXI, v. 123. << Nostra Donna in sul lito adriano >>.
I veneziani temevano che l’edificio potesse offrire un facile rifugio ai nemici della Repubblica. Così i Canonici Lateranensi costruirono, poi, la grande basilica .
Cronologia delle costruzioni che sorgono in questa area.
Monastero: Inizio lavori 1496
Chiostro: Inizio lavori 1502
Ingresso dei Canonici: Inizio lavori 1503
Chiesa: Inizio lavori 1553
Copertura del tetto: 1561
Consacrazione: 1606
Facciata della chiesa: Termine dei lavori 1784
La Basilica di S.Maria in Porto fu eretta fra il 1553 ed il 1606. Per la sua costruzione fu utilizzato in parte anche del materiale proveniente dall'antica chiesa d'età onoriana di S.Lorenzo in Cesarea. La facciata, maestosa ed imponente, realizzata in sasso d'Istria, adorna di semicolonne e di statue, s'articola in due ordini, per l'inferiore dei quali l'architetto Camillo Morigia, verso la fine del sec. XVIII, si attenne alle linee d'un preesistente disegno. L'interno del tempio misura m 68 x 47,50 ed è in stile rinascimentale di gusto palladiano. Esso è diviso in tre navate mediante due file di pilastri alternati a colonne ed è coronato da una cupola ottagona che raggiunge metri 48,16 d'altezza. Sull'altare maggiore spicca il noto bassorilievo marmoreo dell'XI secolo raffigurante la Vergine orante che passa sotto il nome di "Madonna Greca". La leggenda lo vorrebbe giunto in volo sulle rive del mare di Ravenna, preceduto da due Angeli sostenenti fiaccole, alle prime luci dell'alba dell'8 aprile del 1100. Dietro all'altar maggiore, attorno al giro dell'abside, si dispiega un bel coro ligneo, che fu intagliato fra il 1576 ed il 1593 da Maestro Marino francese.
Prossimamente la guida dettagliata.
La Madonna Greca
L' immagine della
Madonna Greca, venerata nella basilica-santuario di Santa Maria in Porto, è un
delicato bassorilievo bizantino scolpito su marmo pario, che rappresenta la
Madonna in atteggiamento di preghiera con le braccia alzate. Ai lati del capo, circondato
da un’aureola, due scudi rotondi recano inciso a lettere greche il monogramma
"Madre di Dio".
La Vergine indossa una
ricca tunica, stretta da un cingolo attorno ai fianchi, sulla quale sono
distribuite undici piccole croci di metallo dorato.
La festa della Madonna
Greca viene celebrata a Ravenna la prima domenica dopo Pasqua (Domenica in
Albis) perché, secondo la leggenda, l'immagine della Vergine apparve sul
litorale di Porto Fuori, nei pressi di Ravenna, proprio la Domenica in Albis
del 1100.
Poco prima dell'alba
dell'8 Aprile 1100, Domenica in Albis, Pietro degli Onesti, secondo la leggenda
tramandata dalle Carte Portuensi, stava recitando con altri sei monaci il
mattutino, quando l'abside venne rischiarata da una luce. Non trattandosi della
luce del sole, i monaci uscirono sulla spiaggia per seguire il chiarore che
aveva ferito la notte e grande fu la loro meraviglia quando videro che sulle
acque galleggiava un’immagine della Madonna, scortata da due angeli, ognuno dei
quali recava una luminosissima fiaccola. Di fronte al prodigio i monaci si
inginocchiarono e dopo aver salutato la Vergine con preghiere e canti,
esortarono il beato Pietro a prendere la sacra immagine. Pietro, però, non si
riteneva degno di accogliere la Vergine (si considerava "peccatore" e
come "Pietro peccatore" sarebbe passato alla storia) ed invitò i suoi
confratelli ad andare incontro alla sacra immagine. Questi, però, non
riuscirono nell' intento perché la Vergine si allontanò di fronte al loro
avvicinarsi. Sollecitato di nuovo dai confratelli ad andare incontro alla
Vergine, il beato Pietro protese le braccia ed a questo gesto gli angeli
scomparvero e la sacra immagine gli si fece incontro.
Così narra la
leggenda, unica testimonianza scritta che racconti l'approdo sulle spiagge
ravennati dell'immagine sacra. È certo, comunque, che il bassorilievo venne
realizzato in qualche "officina" sulle rive del Bosforo, da dove si
imbarcò su di una nave ai tempi della prima crociata, probabilmente per
sfuggire allo scempio dell'iconoclastia. Non si esclude l'ipotesi che sia stato
uno dei crociati a portarla dall'Oriente fino a noi.
Unico dato certo è che nei dintorni di Ravenna esisteva sin dal XII secolo un
tempio dedicato a Maria, eretto da Pietro degli Onesti sul luogo dove successivamente
sarebbe sorta quella "casa di nostra Donna in sul Lido
Adriano" (Dante, Paradiso, Canto XXI), oggi Santa Maria in Porto Fuori,
che andò interamente distrutta durante un’incursione aerea notturna il 6
Novembre 1944. In questa chiesa, che per diverso tempo custodì l'immagine della
Vergine Greca, si conservavano il sarcofago di Pietro "peccatore"
(ancora oggi visibile) ed alcuni affreschi della scuola giottesca romagnola,
dei quali oggi è possibile ammirare solamente alcune tracce. Presso la stessa
chiesa, inoltre, era fiorente la pia unione dei "Figli e delle Figlie di
Maria", fondata dallo stesso Pietro degli Onesti allo scopo di promuovere
il culto della Vergine e di ricordarne l'arrivo ogni Domenica in Albis. La pia
unione, all'inizio del Trecento, poteva contare su ben 700 mila iscritti, in
tutta Europa.
Verso la metà del XV
secolo, Ravenna passava sotto il dominio dei Veneziani ed il nuovo priore
veneto del tempio dedicato a Maria, Silvano Morosini, iniziò la costruzione di
un nuovo monastero in città per sfuggire alle incursioni dei pirati che
andavano infestando il litorale. La posa della prima pietra avvenne il 5 Agosto
1496 e nel 1503 l'immagine della Madonna Greca lasciò la chiesa di Porto Fuori
per trovare nuova sistemazione in una cappella all'interno del nuovo chiostro.
Nel febbraio 1511,
alla vigilia del "sacco di Ravenna" del 1512 ad opera delle
truppe francesi di Gastone de Foix, Papa Giulio II fu ospite dei canonici di
Porto e con una solenne bolla, il cui testo si trova inciso su una tavola di
marmo nell'ambularco della sacrestia, concesse favori spirituali a quanti
avrebbero esarcito elemosine in favore della fabbrica del nuovo tempio che
sarebbe sorto in onore della Vergine Maria.
La prima pietra del nuovo tempio, sulla quale stava inciso "Maria
Graeca Portuensium Mater, Ravennatum Protectrix", venne posata il 13
Settembre 1553 dal priore Vitale Mercati il quale aveva ottenuto da Papa Paolo
III, che pochi anni prima era stato ospite dei canonici, la concessione di
poter demolire l'ormai labente basilica di San Lorenzo in Cesarea, per poter
utilizzare il materiale ed ereditarne i privilegi.
Nel 1570 Vitale Mercati, promosso alla dignità di Abate da Pio V, poté compiere
la solenne traslazione dell'immagine della Vergine Greca dalla cappella interna
del chiostro al tempio ormai in via di ultimazione.
Il culto della Vergine
fu continuato anche dal successore di Mercati, l'Abate Serafino Merlini, tant'è
che dopo la sua morte, avvenuta nel 1623, le pareti della cappella erano
ricoperte di ex voto per grazie ottenute. La basilica, intanto, fu ultimata
nella facciata e nella gradinata solamente nel 1784, pochi anni prima della
"rivoluzione francese" che lasciò anche a Ravenna i suoi segni. Il
santuario, infatti, fu spogliato e depredato, ed i monaci vennero espulsi. Vi
fecero ritorno, però, nel 1828 e vi restarono fino al 1870; ma a causa
dell'incameramento dei beni ecclesiastici si trovarono nell' impossibilità di
sostenersi e pertanto lasciarono il convento al clero diocesano. L'arcivescovo
Vincenzo Moretti ed i suoi successori si fecero promotori del culto della
Vergine che venne solennemente incoronata il 21 Aprile 1900 dal Capitolo
Vaticano nella basilica Metropolitana.
Nel 1947 fu eletto
arcivescovo di Ravenna monsignor Giacomo Lercaro, che il 1 Febbraio 1948
promosse la consacrazione della città di Ravenna al Cuore Immacolato di Maria
ed affidò il santuario di Santa Maria in Porto ai sacerdoti salesiani di Don
Bosco.
Nel 1952, per l'instancabile opera di Don Spartaco Mannucci, fu rinnovata la solenne
incoronazione ad opera del cardinale Idelfonso il quale consacrò la città e la
diocesi alla Madonna.
http://www.santamariainporto.it/
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