martedì 1 luglio 2014

San Giorgio dei Portici


Difronte al Teatro Alighieri si vede uno spiazzo (Via Boccaccio) ottenuto con la demolizione di casa Bissi. Una lapide posta sulla parete del palazzo della Cassa di Risparmio di Ravenna "Qui sorgeva l'antica chiesa di San Giorgio nei Portici, che dal 1335 al 1768 fu commenda dei Cavalieri di Malta, chiusa al culto nell'anno 1802" ricorda che nel luogo esisteva una antichissima chiesa (probabilmente edificata prima del X sec.). Era chiamata "nei portici" perchè vi passava il portico che muoveva dalla chiesa di Santa Giustina.

Il Palazzo della Cassa di Risparmio di Ravenna, è ben inserito da Corrado Ricci nella sua Guida di Ravenna fra gli edifici illustri della città. Nell’ala occupata dalla Fondazione della Cassa di Risparmio è ubicata la stanza dei Soci fondatori e sono allocate importanti tele del Longhi e del Barbiani. Il 10 marzo del 1890, l’Assemblea dei Soci deliberò di “erigere una fabbrica ad uso di residenza della Cassa di Risparmio” e decise di costruire l’edificio nel luogo dove sorgevano l’antica chiesa e il convento di San Giorgio, detto “dei portici”, la cui fondazione si fa risalire all’anno 959.

Lo stile del Palazzo è rinascimentale e si rifà ai canoni ed ai modelli tipologici del palazzo cinquecentesco romano, pur presentando varianti interpretative e stilistiche proprie dell’epoca in cui fu edificato. I lavori furono avviati nel 1891 e completati nel 1895. La facciata in cotto imolese, con parti bugnate e parti in stile Corinto, guarda l’attuale piazza Garibaldi e presenta, al piano terra, finestroni con grate in ferro battuto finemente lavorato. A lavori ultimati, la facciata risultò essere di oltre undici metri più lunga di quella inizialmente progettata.



Il Palazzo sorge in un’area urbana centrale, contrassegnata da altri edifici con architetture rappresentative, fra queste il Teatro Alighieri inaugurato a metà dell’Ottocento e il porticato della zona Dantesca.

Il Palazzo storico è ora integrato da altri attigui edifici che lo completano funzionalmente e che costituiscono gran parte della zona Dantesca di cui sono di particolare rilievo i due Chiostri, di proprietà della Fondazione, che si interpongono fra gli uffici e la tomba del Sommo Poeta.

San Rocco Ravenna

Situata tra Porta Sissi ed il Portonaccio, sul luogo di una chiesa eretta nel 1583, troviamo la chiesa di San Rocco, lunga 29 metri e larga 24. I muri esterni sono in mattone a vista di color giallo chiaro. Antistante la facciata v’è un pronao massiccio, cui si accede attraverso una gradinata di sette gradini di sasso d’Istria, sormontato da una doppia fila di colonne anch’esse a mattoni a vista, sei in prima fila e quattro in seconda, con capitelli di ordine corinzio, privi però di ornamento. Sul sagrato, dal 1996, é stata collocata su un piedistallo, una statua, alta due metri circa, di Padre Pio da Pietralcina, il noto Cappuccino dalle Stigmate, realizzata in bronzo dallo scultore di Cesena Tino Neri. L'interno è a tre navate, dalle linee semplici ed eleganti, con influssi settecenteschi. La navata centrale è divisa da quelle laterali da tre arcate, sorrette da forti pilastri. Lungo i pilastri e nelle pareti del presbiterio si elevano delle lesene, coronate da capitelli di ordine corinzio, ornati di fogliami. La volta è a botte con unghie in corrispondenza delle finestre ad arco. Le volte delle navate laterali sono invece costituite da tre piccole cupole ribassate. In ciascuna delle navate laterali si aprono due finestre impreziosite da artistiche vetrate istoriate, realizzate nel 1981-82 dalle Vetrerie Artistiche Fiorentine.


La giurisdizione della Parrocchia di San Rocco è stata sempre molto estesa. Nell'anno 1786, risultavano ancora comprese nel suo territorio ben 10 chiese. Da un inventario del 1881, compilato dal parroco don Romualdo Gambi, conservato nell'archivio parrocchiale, risulta che il territorio della parrocchia di San Rocco si estendeva fino al mare, comprendendo Porto Fuori, Classe e Madonna dell'Albero e la sua popolazione ammontava a 5.135 anime raggruppate in 960 famiglie. Poi, agli inizi di questo secolo, cominciò lo smembramento del vasto territorio parrocchiale di San Rocco.

L'arcivescovo Buoncompagni, alla fine del sec. XVI, decise di far costruire nel borgo di Porta "Ursicina" una chiesa parrocchiale. La decisione fu presa per assistere spiritualmente la numerosa popolazione. Il nome della chiesa era "S.Agata", in seguito venne ricostruita e resa più accessibile, questi cambiamenti finirono nell'anno 1588. I muri esterni sono in mattoni color giallo, l'interno è a tre navate e ci sono tre altari in marmo; l'altare più grande proviene dalla chiesa di San Francesco e fu trasferito nel 1921. Ora dietro a questo altare vi è un'immagine raffigurante la "Madonna col bambino".

Nel 1912 fu eretta a parrocchia la basilica di Sant'Apollinare in Classe; nel 1917 fu eretta a parrocchia anche la chiesa di Santa Maria in Porto Fuori e, in quell'anno, il parroco della chiesa madre di San Rocco don Alessandro Nanni fu insignito del titolo di "arciprete". In seguito, si ebbero altre cessioni territoriali, a beneficio della nuova parrocchia di Santa Maria del Torrione e della chiesa di Santa Barbara in Santa Maria in Porto. E infine, nell'anno 1970, si ebbero le ultime due cessioni a favore delle Comunità di San Paolo e di San Lorenzo in Cesarea. Nonostante tutto, la parrocchia di San Rocco resta una delle più popolose della diocesi di Ravenna. Attualmente conta circa 13 mila anime. E la sua giurisdizione si estende ad un pur sempre vasto territorio, come si vede nella piantina. La nostra chiesa arcipretale, non abbastanza vecchia da essere antica, né tanto nuova da dirsi moderna, è una chiesa modesta, senza tante pretese, specialmente se messa a confronto con le stupende e famose basiliche ravennati. Tuttavia, essa è un ottimo, oltre che unico a Ravenna, esempio di puro stile Ottocento. 

Il culto dei San Rocco in Romagna.

In Romagna il culto di San Rocco è testimoniato da numerose chiese ed altari eretti in suo onore. Ne sorgono a Cesena, Gatteo, Faenza, oltre che a Ravenna. Nella chiesa della Madonna del Pino, fra i superstiti affreschi quattrocenteschi, si intravede la figura di San Rocco. Nel Museo Nazionale di San Vitale, nella raccolta delle icone del secoli XV-XVI, figura assai spesso, accanto alla Vergine, a San Sebastiano e a Santa Caterina d'Alessandria, anche l'immagine di San Rocco. A Ravenna la prima chiesa di San Rocco sorse in tempi non precisati fuori di Porta Sisi, oltre il ponte sul Ronco. Quando l'arcivescovo Boncompagni volle sottrarre alla parrocchia di Sant'Agata Maggiore la giurisdizione pastorale che aveva fuori le mura, istituì una nuova parrocchia che volle dedicare a San Rocco in ricordo della vecchia chiesa. La chiesa da lui voluta, che sorgeva dove e l'attuale dello stesso titolo, fu compiuta nel 1588 e giunse fino al tempi dell'erezione della nuova voluta dall'arcivescovo Falconieri e disegnata da Ignazio Sarti nel 1828. Dentro la chiesa, sull'altare di sinistra, domina la figura del Santo titolare vestito da pellegrino.


Il culto della Beata Vergine della Pace

Quattrocento anni fa, al sorgere della parrocchia, la chiesa fu dedicata a San Rocco, ma già nella prima grande tela posta sopra l'altare, la pala di Giovanni Battista Ragazzini, la figura centrale proposta all'attenzione dei fedeli era una Madonna col Bambino. Questa dolce figura, tutta mitezza e benignità, che possiamo ancora contemplare essendo la pala tuttora esposta in chiesa, esprime il concetto di una Madre Celeste, pronta a soccorrere chi l'invoca. E' infatti accompagnata dalla scritta "CLAMANTES EXAUDIT" e tale promessa ci sprona a rivolgerci alla sua intercessione. Nel Seicento la viva pietà mariana del popolo fece sorgere due cappelle dedicate alla Madonna: quella della Beata Vergine delle Grazie e brevissima distanza dalla chiesa parrocchiale, e quella della Beata Vergine dell'Albero nel territorio rurale. Nel Settecento sorse nella parrocchiale un culto della Madonna sotto il titolo di Beata Vergine della Pace. Come e perché fu scelto questo titolo mariano così bello e tuttora significativo, non è facile dire, mentre è certa l'esistenza di una prima statua quasi si sicuramente lignea, con vesti di stoffa, adorna di galloni dorati e di pizzi. La figura della Beata Vergine doveva essere eretta, con le braccia leggermente protese, ma senza il Bambino che veniva aggiunto, fissandolo in qualche modo sulle sue braccia, per le festività natalizie allorché si volevano offrire alla contemplazione dei fedeli anche le sembianze del Figlio Divino. Il culto della Beata Vergine della Pace fu molto sentito in parrocchia e sostenuto attivamente da una Compagnia, e poi da una Pia Unione ad essa intitolata, per tutto il secolo XIX. Nel 1846 quando fu completata la nuova chiesa parrocchiale la si consacrò alla Vergine Immacolata, come si legge bene sul frontone dell'edificio, e la scelta di tale titolo è da collegarsi al rilevo che ebbe in quel periodo il concetto dell'Immacolata Concezione di Maria, che poco dopo doveva essere proclamato ufficialmente dogma della Chiesa Cattolica. In San Rocco, però, persisteva ancora la devozione della Madonna della Pace e nella nuova chiesa si rispettò la tradizione dedicando a Lei l'altare laterale di destra, come nella vecchia chiesa, e provvedendo ad una nuova statua in gesso, questa volta col Bambino Gesù in braccio, mentre la vecchia statua venne conservata ancora per qualche tempo nella sacrestia. Attraverso i gravi turbamenti sociali del Novecento, si conservò in molti cuori la fiducia nella Madonna della Pace e particolarmente durante la prima guerra mondiale Essa fu invocata con fede dai parrocchiani. Nel gennaio del 1920 i solenni festeggiamenti di tutti i suoi devoti, riconoscenti per la fine della guerra, culminarono nell'incoronazione della Madonna e del Bambino con due corone d'oro. La particolare devozione alla Madonna della Pace è proseguita più sommessa fino ai nostri giorni, fattasi meno esclusiva per il maturare dei tempi e delle coscienze.

Casa Pignata



Ai numeri civici 55 -49 di Via Mazzini troviamo casa Pignata, già esistente nel 1485. Nel 1560 vi fu ospitato Torquato Tasso, come è ricordato in una piccola lapide sopra l'arco della porta. Di fronte a casa Pignata c'è la chiesa di San'Agata Maggiore.
Da una vecchia Guida:
In Ravenna, Parrocchia di S. Agata, Via Mazzini, già di Porta Sisi, sopra la porta del cav. Pignata, ora dell'erregio notaio sig. Vincenzo Rambelli, al civico 107.
Per ospitalità - Di Gasparo cavaliere Pignata - Fu qui accolto a grande onore - Torquato Tasso (Alessandro Cappi).
Ed in una delle stanze:
Gasparo di Agostino Pignata - Cavaliere giurisperito - In questa casa dà suoi antenati - Accolse con ogni maniera di cortesie onorò _ Il divino cantore della Gelusalemme - Torquato Tasso. - Vincenzo Rambelli - Fece porre questa memoria - L'anno M. DCCC. LVII. (Cav. Filippo Mordani).



Il 10 novembre del 1585 Torquato Tasso scriveva a Mantova al cav. Gasparro Pignata queste parole: Si ricordi, che io glielo ricordo volentieri, quando cortesemente m'accolse in Ravenna, mosso non da alcun obbligo, ma da sua gentil natura (L. 679, ediz. Guasti,). Il cavaliere Gasparo Pignata fu detto dal Conti: Vir insigni facultate dicendi; e dal ruggini, Jure consultus et eques streenus quolibet virtutum genere et actione, vir quidem singularis. - Fu carissimo a' duchi di Ferrara, ed usò molto alla lor corte. Nel testamento rogato in Venezia il 14 maggio 1590, dal notaioScipione Giliola viene enumerando tutti i regali avuti da Alfonso II, da Violante, da Ippolita e da pellegrino donatogli dal duca Alfonso, del quale vuol essere vestito dopo morte. - Anche Bernardo, padre di Torquato, nel 1556 andò a ricoverarsi a Ravenna nel tempo delle sue più gravi disavventure, e vi pervenne sprovveduto d'ogni cosa, senz'abiti, cenza biancheria, con due camicie sole ed il suo poema l'Amadigi. - V Uccellini, Vice Biblioterario della Classense, Dizionario, ecc, 1855, p. 366; Mordani, Prose, Fir. Lemonnier, 1854, p. 470.