Sia dalla piazza Arcivescovado: che da piazza Duomo, attraverso un cancello, si entra nella zona dove sorge il Battistero. Edificato dal Vescovo Orso alla fine del quinto secolo dopo cristo, insieme alla basilica che sorgeva sull'area dell'attuale cattedrale. E' detto Battistero Neoniano, dal vescovo Neone che vi apportò sostanziali rinnovamenti. Fece splendidamente decorare il battistero col mosaico della cupola stessa e con gli intarsi di marmi policromi nella parte inferiore. E' noto anche come Battistero degli Ortodossi, per distinguerlo da quello degli Ariani, innalzato da Teodorico, circa 50 anni dopo.
La pianta:
La pianta è ottagonale. Il numero otto non è scelto a caso. L'ottagono stà per l'associazione tra il tempo, rappresentato dal numero sette. E Dio, rappresentato dal numero uno. Sette più uno uguale a otto.
La parte esteriore:
E' una semplice costruzione in laterizi di forma ottagonale con quattro grandi nicchie che si diramano all'esterno.Il livello originario, è circa 3 metri al di sotto di quello attuale. Per questo motivo le 4 antiche porte, sono interrate. Oggi giorno vediamo (sia dall'interno che dall'esterno) solo la parte superiore degli archi sui lati fra le 4 absidi. Gli studiosi sono concordi nel dire che in origine, un portico collegava il Battistero alla Basilica Ursiana. Attualmente, si entra attraverso una porta rinascimentale con stipidi ed architrave di marmo; su quest'ultimo vi è inciso il motto francese: EN ESPOIR DIEU "Indarno si è cercato la ragione di esso". La parte superiore è alleggerita da lesene poco aggettanti che terminano in archetti pensili. Fra le due Leserne di destra,.. sul lato sinistro della porta,.. è stato inserito,... in fase di costruzione, ...un piccolo frammento marmoreo, di epoca romana del terzo secolo dopo cristo. Vi è raffigurato un cavaliere con in mano la corona del vincitore.
Curiosità:
Carl Gustav Jung in un suo viaggio a Ravenna negli anni 30 vide nel Battistero Neoniano un mosaico che rappresentava Cristo che tende la mano a Pietro che sta per affogare. Discusse a lungo di questa immagine con la sua compagna di viaggio, riflettendo insieme a lei sul significato dell'immagine, un'espressione dell'idea archetipa della morte e della rinascita. Solo di ritorno a Zurigo, quando cercò di acquistare una foto di quel mosaico, si rese conto che quell'immagine non esisteva.
Jung ha scritto alcune bellissime pagine, in Ricordi, Sogni e Riflessioni, raccontando della strana esperienza di Ravenna come un momento di incontro fra inconscio e coscienza, quando gli occhi fisici percepiscono una visione che non appartiene al reale, ma è comunque reale nell'esperienza: la magia dei mosaici di Ravenna ha colpito anche il padre della psicanalisi.
LEGENDA DELLA PIANTA (VEDI FOTO)
1) Fascia degli stucchi: Daniele fra i Leoni
2) Fascia degli stucchi: Scena di Traditio legis
3) Fascia degli stucchi: Cristo guerriero
4) Fascia degli stucchi: Giona tra due mostri
5) Fascia degli stucchi: due galli che beccano chicchi di grano
6) Scavo perimetrale fino alla base delle colonnine d'angolo
Interno: Schema Decorativo Generale.
Tutta la superfice delle pareti interne, è riccamente decorata con stucchi, intarsi di marmi policromi e mosaici. Tecniche diverse che si integrano alla perfezione, per dar vita ad un complesso straordinariamente armonico. Lo schema decorativo di base è condizionato dalla forma ottagonale e dalle aperture praticate nelle pareti; abbiamo, così: un primo giro di otto archi che ricoprono la fascia del pavimento alla base delle finestre. Un secondo giro di otto archi che ricoprono la parte della base delle finestre, alla base della cupola. Infine la cupola interamente decorata a mosaico, secondo uno schema radiale che, partendo da un medaglione centrale , abbraccia due ampie zone sferiche. Tutta la decorazione musiva è caratterizzata dall'impiego di una tavolozza cromatica ricca sia nei colori base, sia nelle loro sfumature. Il pavimento primitivo, come si è già osservato, è a tre metri sotto quello attuale, come si può ben vedere dallo scavo perimetrale la sciato aperto. (Punto n°6 indicato nella pianta). Considerando ciò, possiamo ben immaginare quanto maggiore fosse lo slancio interno di questa costruzione, che noi ora stiamo ammirando. E' come se, anticamente, fossimo su un palco a tre metri di altezza. Al centro, come potete osservare, vi è una vasca ottagonale di marmo greco e porfido. Fù rifatta nel 1500, e volutamente, ancora oggi, conserva qualche frammento originale.
Il Primo ordine di Archi
Iniziamo con l'osservare la prima fascia di archi e la sua decorazione. Gli archi sorgono da colonnine di marmo cororate da capitelli, due dei quali sono di stile italo-bizantino. Gli altri sono corinzi, sormontati da pietre d'imposta a forma di piramide tronca rovesciata, leggermente sagomata a gola diritta, fra due listelli lisci, con un motivo decorativo che si conclude negli spigoli con una foglia d'acanto. L'intradosso è mosaicato con motivi ricorrenti anche in altri monumenti ravennati: festoni di foglie e frutti, nastri a fantasiose volute. Il vano dei 4 archi interlacciati alle 4 apsidi è rivestito di tarsie (opus sectile) composti da porfidi, serpentini e marmi bianchi orientali, che formano motivi ornamentali a riquadri contenenti losanghe e cerchi.
Nel vano dell'apside sud-est troviamo un'antico altare a cippo del quarto secolo. E' composto da due pilastrini laterali con due larghe scanalature ciascuno, sui quali stanno due capitelli che sostengono una trabeazione ornata da una piccola croce al centro e da tralci di vite e due colombe ai lati. La parte centrale è composta da due colonnine a spirale , sulle quali poggia un arco, ornato da ovuli, che incornicia una conchilia. Fuori dall'arco vediamo due lunghe foglie con una pigna al centro. Sotto la conchiglia si apre la "fenestrella confessionis". Anche la mensa è antica, ed è rovesciata, per cui il piano è a contatto col cippo. Dalle quattro colonnine che la sostengono, quelle anteriori sono del diciottesimo secolo, quelle posteriori risalgono alla metà del ventesimo secolo. Nel vano dell'abside nord-est vi è un vaso romano in marmo probabilmente adibito alle abluzioni (l'abluzione è un rituale). Sotto il vaso, vi è un capitello corinzio capovolto della fine del quinto secolo, con una sola corona di quattro foglie di acanto a grossi dentelli. I cauli formano una V e costituiscono le volute a chiocciola. Nel centro del motivo, "a lira", compare una croce. Nel vano dell'apside sud-ovest è stata collocata nel 1963 la croce del settimo secolo che si trovava sul sommo del tetto. Sotto di essa troviamo il capitello che manca da una delle colonne della loggetta.
Le scritte in latino:
Sopra le apsidi troviamo delle scritte in latino, fatte in mosaico, che indicano l'argomento delle raffigurazioni musive che anticamente ricoprivano i catini absidali. Non scordiamoci che le absidi anticamente erano alte oltre i 5 metri. Ora analizzeremo il testo di queste iscrizioni, quasi completamente rifatte, durante i restauri della seconda metà del diciannovesimo secolo.
L'iscrizione sopra l'arco a destra della porta:
IN LOCUM PASCUAE -- IBI ME CONLOCAVIT -- SUPER AQUA REFECT -- IONIS EDOCAVIT ME
Il monogramma inserito al centro si legge, probabilmente, MAXIMIANUS. L'iscrizione, tratta dal salmo XXII (1-4) significa: Il signore mi ha collocato in un luogo dove abbondano il cibo e la bevanda per ristorarmi.
L'iscrizione sopra il vaso romano:
UBI DEPOSUIT IHS VESTI -- MENTA SUA ET MISIT AQUAM -- IN PELVEM ET LABIT PEDE -- S DISCIPULORUM SUORUM
Il monogramma inserito al centro si legge, probabilmente, NEON EP (iscopus) FAMULUS (servo) DEI (di Dio). L'iscrizione è un compendio di un verso del vangelo di Giovanni (XIII, 4-5), e ricorda l'episodio che precedette l'ultima cena, quando "deposte le vesti, Cristo mise dell'acqua in un catino e lavò i piedi dei suoi discepoli".
L'iscrizione sopra l'arco dove sotto è collocato l'altarino a cippo:
BEATI QUORUM REMISSAE SUNT INIQITATES ET QUORUM TECTA SUNT PECCATA BEATUS VIR CUI NON IMPUTAVIT DOMINUS PECCATUM
L'iscrizione è tratta dal salmo XXXI (1-2) e significa: Beati quelli le cui iniquità furono perdonate e i cui peccati cancellati; beato l'uomo al quale il signore non imputò alcun peccato.
L'iscrizione che troviamo sull'arco posto sopra la croce:
IHS AMBULAS SUPER MARE -- PETRO MERGENTI MANUM -- CAPIT ET IUBENTE DOMN -- O VENTUS CESSAVIT
Il monogramma inserito al centro è di difficile e problematica lettura. L'iscrizione è il compedio di passo del Vangelo di Matteo (XIV, 25-32): " Ma alla quarta veglia della notte, Gesù andò verso i discepoli, camminando sul mare. Ed essi vedendolo, esclamarono: (E' un fantasma!) e dalla paura gridavano. Ma Gesù disse loro: (Coraggio, sono io, mon temete!) Pietro rispose: (signore, se sei proprio tu, comandami di raggiungerti sopra le acque). Gesù disse: (vieni!). E Pitro, sceso sulle acque, camminava verso di lui. Ma ecco che per la violenza del vento, Pietro si spaventò e cominciò a sprofondare. Gridò: (Signore Salvami!). Subito il signore distese il braccio e lo trasse a sè. (Uomo di poca fede), gli disse, (perchè hai dubitato?). E quando furono montati in barca il vento cessò. Il contenuto generale delle iscrizioni si riferisce al sacramento del battesimo ed al dogma della remissione dei peccati.
La parte mosaicata, che va da sopra gli archi fino alla base delle finestre, è stata rifatta nel diciannovesimo secolo, quando vaste zone dei mosaici originari andarono perdute in occasione del quasi totale rifacimento degli archi che non erano più sicuri. Le decorazioni, rappresentano foglie d'acanto che sorgono dai peducci degli archi e si concludono al sommo degli archi stessi dopo aver lasciato libero un ovale nel quale, su fondo oro, compare una bianca figura virile in tunica e pallio.
Il secondo ordine di archi
La fascia di archi che comprende Ie finestre e decorata soprattutto con stucchi risalenti, con ogni probabilità, al primo decennio della seconda meta del V secolo, quando fu eretta la cupola al tempo del vescovo Neone. Le colonnine sono sormontate da capitelli ionici e da pulvini svasati; le otto d’angolo sostengono gli archi su cui poggia la cupola; quelle situate all'interno di ogni arco dividono la superficie di fondo in tre nicchie di cui la mediana e piu ampia incornicia la finestra, mentre Ie due Iaterali contengono edicole con figure virili viste di fronte.
Nel complesso, una leggera ed elegante galleria formata da 24 colonnine. Sopra le colonnine d’angolo vi è disposta una pietra decorata da una croce latina circondata da foglie d’acanto. I personaggi che si affacciano nelle edicole, portando rotoli o esibendo libri aperti, rappresentano probabilmente i Profeti dell’Antico Testamento. Le figure sono appena rilevate e risultano definite, piu che dallo sbalzo, da solchi piu o meno profondi, quasi a dire che sono più disegnate o graffite, che modellate. Ben lavorate ed esaltate, invece, Ie mani e le teste.
I volti hanno un’espressione come di terrore o di sbigottimento, per gli occhi sbarrati e le pupille rese con fori circolari e profondi colmi di ombra. Guardandosi intorno si ha Fimpressione di trovarsi al centro di una stupita sfilata di larve umane. La migliore di queste figure, certamente dovuta all'artista che ha influenzato gli autori delle altre, e quelle sopra la nicchia del vaso romano: ha, al di sopra, due galli che beccano chicchi di grano da un recipiente (vedi il punto 5 nella pianta).
La figura del profeta, dalla garnba destra Ieggermente piegata e dal corpo lievemente fleeso, ha un libro aperto nella mano sinistra ed alza la destra in atteggiamento declamatorio. Ogni edicola e sormontata da un coronamento triangolare o semicircolare nel cui centro e collocata una conchiglia con mollusco, alternate tra il basso e l'alto. Sopra i timpani delle edicole, e comunque ancora entro le nicchie, sono raffigurate coppie di animali di fronte ad un cantaro e quattro scene deIl'Antico e Nuovo Testamento:
Daniele fra i leoni (vedi il punto 1 nella pianta);
la scene della "Traditio legis", in cui Cristo affida a Paolo il compito di evangelizzare i popoli e a Pietro Ia croce (vedi il punto 2 nella pianta);
Cristo guerriero con croce e libro che calpesta le teste di un leone e di un drago, simboli del male (vedi il punto 3 nella pianta);
Giona tra due mostri marini, uno dei quali lo ingoia mentre l’aItro lo restituisce (vedi il punto 4 nella pianta).
AI di sopra degli archetti, le Iunette degli archivolti superiori erano anch'esse ornate di stucchi, eliminati intorno al 1880 come indebite aggiunte di epoche recenti; ne restano con chiarezza le impronte sul tondo scuro e qualche parte in basso. Si tratta di arabeschi con tralci di vite ed uva uscenti da vasi; pavoni e cervi. Tutti gli stucchi erano probabilmente rivestiti di colori. I pennacchi alla base della cupola sono decorati a mosaico con motivi fitomorfi i quali, dal centro di ogni vela, si espandono in forma di sontuose candeliere ricavate da piante grasse, fino a far parte della prima zona sferica della cupola. Così che viene divisa figuramente, in otto settori. In tal modo il grande complesso decorativo della cupola viene intimamente collegato alle vele e, attraverso di esse, alla decorazione sottostante.
Ora osserviamo il medaglione centrale della cupola:
La composizione della decorazione della cupola, essendo impostata su uno schema radiale, da l'impressione di essere animata da un movimento ruotante. L'illusione e particolarmente rafforzata nella zona degli apostoli, rappresentati mentre avanzano con passo ritmico. Il medaglione centrale e come il mozzo della grande ruota, vi é raffigurata la scena del battesimo di Cristo. Un tema centrale per tutti i battisteri. Il redentore e immerso fino alla vita nelle acque del Giordano, la cui trasparenza é resa con rara efficacia, se si pensa che il mosaico non e certo una tecnica favorevole a simili effetti illusionistici. La scena ci illustra il Battista in piedi sulla destra di Gesù, sulla riva rocciosa del fiume, nella quale, sorgono nere pianticelle; il santo indossa la tradizionale pelle e regge con la mano sinistra una ricca croce, mentre con la mano destra versa |'acqua sul capo del redentore per mezzo di una patera: si tratta di un particolare, arbitrariamente introdotto nel secolo scorso da un restauratore ma non convalidato della tradizione. In origine, quindi, quasi certamente, il Battista poneva semplicemente una mano sul capo del Cristo.
Dal cielo scende una colomba ad ali piegate. A sinistra del Redentore avanza, immersa fino al busto, la personificazione del Giordano. "C'è chi vi vede, un patriarca del Vecchio Testamento, come Mosè, che prefigurerebbe il Cristo". La figura, reca fra le mani un panno verde con cui asciugare il Cristo una volta uscito dalle acque. La composizione della scena è mal inserita nel tondo, di cui rimangono del tutto vuote ampie porzioni. A riguardo, è molto meglio costruita la scena del medaglione del Battistero degli Ariani. Osservando attentamente il mosaico, si isolerà una zona che risulta più chiara rispetto al resto, comprendente le teste del Battista e del Cristo, e la colomba: quella zona è stata rifatta nel secolo scorso.
Cupola: zona degli apostoli (descrizione dell’opera musiva):
Intorno al medaglione gira una larga fascia con le immagini dei dodici Apostoli, che in due file capeggiate da Pietro e da Paolo avanzano portando una corona sulle mani velate. L’offerta recata sulle mani, o ricevuta dalle mani ricoperte dai lembi del pallio, di cui vi sono innumerevoli esempi nell’iconografia paleocristiana ravennate; e un uso proprio delle corti orientali. Simboleggia insieme il rispetto per sofferente o per il destinatario dell’offerta e il rispetto per la cosa ricevuta.L’atteggiamento delle figure e tale da dar l'impressione di un procedere a tempo di musica; I’illusione é accentuata dalla scansione ritmica della composizione. Vi si alternano regolarmente Ie figure che ne costituiscono la parte significativa, e le pause, vivacizzate dalle candeliere, che ne costituiscono come l'accompagnamento. L’illusione é poi sottolineata dai colori delle vesti, che sono alternativamente il bianco per le tuniche d‘oro per i pallii e l’oro per le tuniche e il bianco per i pallii. Le teste degli Apostoli, dai tratti molto decisi, si stagliano contro lembi pendenti dei drappo che circonda il medaglione r aureola comparirà solo più tardi, nella cupola del Battistero degli Ariani. Fra un Apostolo e l’altro si erge una candeliera floreale disegnata con tessere d'oro che contrastano vivamente con l'indaco del fondo.
L’insieme di tessere, ognuna inserita nella malta con una inclinazione diversa, fa si che la luce vibra con effimeri e sempre variati riflessi: basta un leggero spostamento dell‘osservatore, infatti, per accendere tessere che prima erano in ombra e per spegnere altre che prima brillavano.
Cupola: zona dei troni e degli altari
E' la fascia esterna delle grande ruota delle cupola. E' divisa in 8 settori dalle candeliere che sorgono dai pennacchi sottostanti. In ogni settore è raffigurata un'esedra fiancheggiata da due brevi portici. Nelle esedre alternativamente sono raffigurati troni e altarinei portici laterali, ancora in alternanza, viridari e seggi vuoti: i viridari coi troni, i seggi con gli altari. Questi motivi si ripetono con leggere varianti. Gli altari, composti do una base e da 4 colonnine laterali e una centrale che sorreggono la mensa, sono il più antico esempio sicuramente databile di altare a tavola. Si noti inoltre la bellezza delle transenne e dei plutei dei viridari. I Banche questa fascia non presenti alcuna figura umana, non
ha una semplice funzione decorativa, ma e ricca di significati simbolici, forse di non agevole interpretazione: appare certo, comunque, che l'artista ha cercato di esprimere con mezzi figurativi concetti astratti molto importanti per il cristianesimo. l quattro troni, che non sono vuoti, ma coperti da un cuscino e sormontati da una croce, indicherebbero che essi sono stati approntati per il Redentore in funzione di giudice degli uomini, come e detto nell’Apocalisse; i viridari laterali, cosi, sarebbero i giardini del Paradiso. I seggi vuoti, a lato degli altari su cui e posto un Vangelo aperto, indicherebbero che in cielo e stato preparato il posto per gli eletti. Tutto il complesso, dunque, simboleggerebbe la sovranità di Cristo Giudice e la promessa di un giusto premio per i buoni.
Fonte battesimale:
Al centro della sala e una vasca ottagonale cinquecentesca, rifacimento della primitiva, con marmi dl reimpiego, come il frammento di pluteo con l’agnello che affronta una croce, del VI secolo. Sui lati della vasca di fronte alla porta c’é un ambone del terzo quarto del V secolo, ricavato da un unico blocco marmoreo, dotato di due scalini, ai lati dei quali sono due colonnine con capitelli. Sull’ambone prendeva posto il Vescovo per amministrare il battesimo che comprendeva tre fasi:
a) esorcismo e rinunzia a Satana;
b) triplice immersione nella vasca battesimale, a simboleggiare i tre giorni in cui Cristo rimase nella tomba;
c) unzione e cresima.
Usciti dalla policroma atmosfera del Battistero, ci si può soffermare con profitto nel dintorni e cercare buone inquadrature per le nostre fotografie, combinando nel modi più vari gli scorci offerti dal battistero stesso, dal campanile e dalla cupola del Duomo. La luce più favorevole si ha il mattino.
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