martedì 17 aprile 2012

Palazzo del Comune


Il vecchio palazzo comunale venne ricostruito con l'insediamento del primo podestà veneziano, Vittore Delfino, e in seguito amato con stemmi, balconcino in pietra e ghiere in terracotta negli archi. A delimitare la piazza verso il Padenna, come a Venezia la Piazzetta San Marco verso la laguna, furono erette nel 1483 le due colonne. Su quella più vicina al palazzo, fu collocato un leone di San Marco; sull'altra, la statua del patrono, Sant'Apollinare. 

Il lato opposto della piazza venne scenograficamente concluso con le facciate della chiesa di San Marco e della chiesa di San Sebastiano, oggi scomparse, e sopra quest'ultima venne posto il primo orologio. Così la piazza divenne lo spazio che riassumeva e rifletteva i caratteri della presenza della dominante e il suo potere. 

Dal 1509, quando il pontefice Giulio II prese possesso della città, dopo la sconfitta dei Veneziani alla Ghiara d'Adda, le insegne della Serenissima sparirono dalla piazza: il leone sulla colonna fu sostituito dal patrono, e al suo fianco sarebbe poi comparsa la statua di San Vitale. 

Il palazzo comunale si ampliò, nella nuova ala eretta sui terreni resi disponibili dalla tombinatura del Padenna (già attuata dalle autorità veneziane). Ornandosi di merli nel XIX secolo, assumerà il ruolo di protagonista tra i palazzi che delimitano la piazza: quello imponente del legato apostolico, rimasto tuttora palazzo del governo; e quello di fronte, eretto con leggiadria settecentesca dai Rasponi dal Sale, uno dei rami della più potente famiglia dell' oligarchia aristocratica d' età pontificia. 

La piazza, chiamata Piazza del Comune o Piazza Maggiore nei documenti d'età moderna, venne intitolata a Vittorio Emanuele II dopo la proclamazione del Regno d'Italia. Assumerà l'attuale denominazione dopo il referendum istituzionale del 1946, quando a Ravenna oltre 1'88% dei votanti, la più alta percentuale in Italia, preferirà la repubblica alla monarchia. 
Sul luogo ora occupato dal palazzo un tempo scorreva il Padenna; poi sappiamo esservi stata una casa di Bernardino da Polenta, unita a diverse casupole. Nel 1681 vi si costruì, infine, il palazzo che, attraverso vari lavori di ampliamento, assunse nel 1761 la mole e, via via, l’aspetto attuale. Sei pilastri ottagonali con marmi provenienti da Santa Maria Maggiore e due, rettangolari, alle estremità, sostengono gli archi, due dei quali a sesto acuto. AI primo piano ci sono cinque finestre ed un ampio balcone, più in alto cinque tondi finestrati. La merlatura, falso medioevale, e stata apposta nel 1857 per nascondere il tetto, in occasione della venuta a Ravenna di Pio IX.
Ad uno del pilastri del portico è addossata una fontanella del 1870. AI pilastro accanto è addossata une specie di edicola con i fianchi ornati da belle candeliere in bassorilievo del XVI secolo, sormontate da una pigna in marmo. Le volte del passaggio coperto che unisce piazza del Popolo e piazza XX Settembre (Piazza dell’Aquila) è stata decorata de Gaetano Savini nel 1873 con motivi ornamentali e medaglioni raffiguranti illustri ravennati e alcuni monumenti e espetti della città. Le due piazze sono congiunte da un passaggio della fine del XV secolo. La scala situata sotto il portico di accesso al palazzo, le semicolonne e  la pigna risalgono al 1411, mentre il cancello è del Bellotto (1921).  In cima alla scala, a destra, sono scolpiti i modelli delle misure pubbliche (opera di Giacomo Bellabarba 1625), in sasso d’Istria.  Le misure sono così indicate: Misure ruote: GAVALO MAGGIORE - GAVALO MEZZANO – GAVALETTO.
Elementi dei lavori in muratura: MATTONE – COPPO – TAVELLA.
Lunghezze: BRAZZO – PIEDE AGRIMENSORIO (decima parte della pertica ravennate)
Per misurare i legnami: PIEDE DA MANO (P. DA MARANO)
Per la legna da ardere grossa che veniva dai carri: MISURA DEL CARRO DE ZOCCHI

La volta della sala del consiglio comunale, fu dipinta da Savini nel 1882. Mentre Alessandro Guardassoni è l’autore delle figure allegoriche dedicate alle scienze, l’industria e il commercio. I Busti alla parete raffigurano Garibaldi Giuseppe, Mazzini Giuseppe, Farini Luigi Carlo, Vittorio Emanuele II, Gioacchino Rasponi e Alfredo Baccarini.

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