mercoledì 8 febbraio 2012

San Michele in Africisco di Ravenna 

San Michele in Africisco

Dietro la facciata del negozio Max Mara prospiciente la piazza, al n. 37 di via IV Novembre, si innalza il campanile quadrato, del XV secolo, della chiesa di San Michele in Africisco. La chiesa era tra le più antiche della città. Edificata da Giuliano Argentario, fu consacrata dal Vescovo Massimiano alla fine del 546. Il mosaico parietale che ornava l'apside è stata acquistata nel 1843 dalla corte di Prussia, dopo numerosi restauri è esposto a Berlino (dal 1904) al Bode Museum.  Il termine Africisco richiama la Frigia, regione dell'Asia Minore ma localmente indicava il quartiere nel quale sorgeva la chiesa.

vestigia della chiesa di San Michele in Africisco 

Approfondimenti

La chiesa di San Michele in Africisco di Ravenna , la cui costruzione fu finanziata, come del resto avvenne per San Vitale, dal banchiere Giuliano Argentario e da un personaggio di cui non si sa molto, chiamato Bacauda, si trova a Ravenna in Romagna in via IV Novembre; l’interno è stato trasformato: l’abside mostra bei mattoni cosiddetti "giulianei" del periodo cioè di Giuliano Argentario (sec. VI), colui che è raffigurato col vescovo Massimiano e altri dignitari in S. Vitale a fianco dell’Augusto Imperatore Giustiniano. San Michele fu consacrata nell’anno 546 dal vescovo Massimiano. Lo splendido mosaico, di cui l'abside era ornata, acquistato nel 1843 dalla corte di Prussia fu venduto al Kaiser Guglielmo II e si trova dal 1904 al Bode Museum di Berlino. 

Curiosità:  San Michele era dotato di un antico orologio meridiana su cui si regolavano tutti gli orologi della città di Ravenna ; sempre presente la fuga del tempo e il momento di presentarsi al "pesa anime" San Michele Arcangelo. 

Nel campanile del sec XV, una lastra in terracotta raffigurante una deposizione, ricorda il luogo ove i morti sostavano prima dell’inumazione. Etimologicamente, il termine Africisco parrebbe in relazione con la Frigia, regione dell'Asia Minore; localmente indicava il quartiere nel quale sorgeva la chiesa. La piccola basilica risale al VI secolo e fu finanziata (come del resto avvenne per le basiliche di San Vitale e Sant'Apollinare in Classe) dal ricco banchiere e funzionario orientale Giuliano Argentario e da un suo parente, chiamato Bacauda, come voto all'arcangelo Michele. 

L'edificio era decorato al suo interno da mosaici parietali e pavimentali, tra cui spiccava quello posto nel catino absidale, dove campeggiano le tre figure solenni degli arcangeli Michele e Gabriele con al centro un Cristo imberbe che regge una lunga croce e un codex aperto. Nell'arco trionfale l'iconografia si ripete, con un Cristo seduto in trono, affiancato dagli arcangeli e dai sette angeli dell'Apocalisse. Ai lati si trovavano S. Cosma e S. Damiano, mentre l'intradosso dell'arco è decorato con motivi vegetali e colombe. Al centro è raffigurato l'Agnello entro un medaglione. La basilica è stata trasformata più volte nel corso dei secoli: nel 1215 fu oggetto di restauri e fra il '400 e il '500 furono aggiunti la facciata e il campanile. Nuovi restauri si tennero tra il XVI e il XVII secolo. 

La chiesa, già in precarie condizioni, fu definitivamente sconsacrata nel 1805 a seguito delle requisizioni napoleoniche e nel 1812 venne venduta per 80 scudi ad un certo Andrea Cicognani, che ne riadattò la navata sinistra per farne delle pescherie per l'antistante mercato. Secondo un documento del 1820, a quella data l'edificio era stato ceduto ad un altro privato, Giuseppe Buffa, il quale - mantenendo la pescheria - aveva deputato l'abside a deposito di legna, proteggendo il mosaico con un muro. Nel 1824 Buffa chiese alle autorità cittadine il permesso di abbattere il campanile "già di per se stesso inutile", permesso che fu rifiutato. In quegli anni l'assessore di Federico Guglielmo IV di Prussia Nicolaus von Minutoli, in visita a Ravenna, fece una riproduzione del mosaico absidale. Il Kaiser tedesco ordinò l'acquisto del mosaico, avvenuto tra il 1842 e il 1843 per 200 scudi dopo aver ottenuto da papa Gregorio XVI l'autorizzazione per lo spostamento a Berlino. Alessandro Cappi, segretario dell'Accademia di Belle Arti di Ravenna, si oppose rifiutandosi di collaborare alla rimozione della decorazione musiva. La direzione dei lavori fu allora affidata ad un antiquario veneziano, Vincenzo Pajaro, che incaricò il mosaicista suo concittadino Liborio Salandri del distacco, avvenuto nel dicembre 1844. I lacerti vennero depositati in diverse ceste presso la residenza di Pajaro a palazzo Sanudo, a Venezia, che subì un bombardamento durante l'assedio austriaco del 1849, con conseguente danneggiamento del mosaico. Morto Salandri, il restauro dell'opera fu affidato a Giovanni Moro che lo eseguì tra il 1850 e il 1851 e lo fece spedire a Berlino diviso in quattro casse. Per accontentare Federico Guglielmo di Prussia, Moro rifece diverse parti del mosaico. Dei frammenti originali rimasti salvò alcune parti e le rivendette. A Berlino, morto Federico Guglielmo IV nel 1861, il mosaico fu lasciato a lungo nei depositi. Finalmente montato - con numerose integrazioni - nel 1904 in una delle sale di quello che attualmente è il Bode Museum, subì altri gravi danneggiamenti durante la Seconda Guerra Mondiale, rendendo necessari nuovi restauri, effettuati tra il 1950 e il 1951. Degli altri elementi decorativi è rimasto ben poco. Il mosaico pavimentale a motivi geometrici, riscoperto nel 1930, una transenna e due capitelli sono conservati attualmente al Museo Nazionale di Ravenna; mentre altri frammenti si trovano al Museo di Torcello, al Victoria & Albert Museum di Londra e a San Pietroburgo. 


BOVINI, GIUSEPPE San Michele in Africisco di Ravenna / Giuseppe Bovini In: Corsi d'arte ravennate e bizantina, 1969, n. 16. - P. 81-96

Giuseppe Bovini riporta in modo dettagliato la storia del mosaico absidale e dell'arco trionfale della basilica di S. Michele in Africisco di Ravenna (6. sec.). Bovini ricorda come il mosaico venne venduto a Guglielmo 4. re di Prussia e le difficoltà che si incontrarono per la sua conservazione dopo lo strappo. L'autore in particolare si sofferma sulle differenze che si trovano tra il mosaico ricostruito a Berlino e quello invece originale. Per dimostrare quest'ultime riporta i disegni di Giovanni Ciampini, l'acquarello di Enrico Pozzi e il disegno di Luigi Falchetti. Bovini conclude costatando che la ricostruzione ed il restauro dei mosaici della chiesa di S. Michele in Africisco sono errati. 



Elementi Musivi








Su un fondo aureo che, nella parte inferiore, si tramuta in un prato verde ondulato, cosparso di fiori bianchi e rossi, spiccano tre figure intere in posizione frontale: Cristo, al centro, e due arcangeli. Cristo, dall'aspetto giovanile, è raffigurato in piedi; indossa un manto rosso-purpureo con gammadia, che gli copre la spalla e il braccio sinistri, una tunica di colore blu con clavio dorato e una tunichetta bianca con maniche lunghe. Il capo è cinto da un nimbo crucisegnato gemmato; con la mano destra regge un'alta croce gemmata, mentre, con la sinistra, velata, un codex aperto. 






La figura del Redentore è fiancheggiata dagli Arcangeli Michele e Gabriele, identificati da iscrizioni; entrambi hanno il capo nimbato e grandi ali bicrome abbassate, reggono una lunga verga aurea nella mano sinistra e alzano la destra in un gesto di acclamazione. Indossano una tunica chiara e sono avvolti dal pallio, drappeggiato in maniera diversa. Secondo Silvia Pasi, tale composizione teofanica deriva dall'iconografia bizantina: è perfettamente equilibrata e risponde alle leggi della simmetria e dell'isocefalia, mentre le tre figure sono legate tra loro da un rapporto puramente concettuale (PASI 1996, S. Michele in Africisco, S. Vitale, p. 178). L'arco semicircolare descritto dalla calotta absidale è decorato da un largo bordo con fondo scuro: vi sono raffigurati racemi vegetali intrecciati, tra i quali sono dieci colombe; al culmine dell'arco spicca, entro un medaglione, l'Agnello. 






Secondo Clementina Rizzardi, Cristo ha l'aspetto di imperatore vittorioso (Christus Victor), acclamato dagli Arcangeli recanti la verga, simbolo di spirituale potenza: tutta la scena intende affermare in modo categorico non solo la vittoria militare sui Goti da parte dei Bizantini, ma anche e soprattutto il dogma della consustanzialità fra Padre e Figlio, non che quello della Trinità, propagandati fin dal 4. sec. da molti Padri della Chiesa, nell'ambito della lotta anti ariana. Ciò è chiaramente evidenziato, rispettivamente, dall'iscrizione che compare sul codice retto dal Cristo e dalla presenza della gammadia sul suo pallio, che corrisponde al numero tre (VENEZIA E BISANZIO 2005, p. 245).



Bibliografia:     Giuseppe Bovini, in memoria (1925 - 2005) Farioli Campanati, Raffaella. • p. 69-73   L'attuale situazione del Bode Museum di Berlino e il mosaico di San Michele in Africisco Effenberger, Arne. • p. 75-82   I mosaici parietali di Ravenna di età giustinianea e la coeva pittura occidentale e orientale Rizzardi, Clementina. • p. 83-98   Origine e sviluppo del culto dei santi Cosma e Damiano: testimonianze nella "Venetia et Histria" Cuscito, Giuseppe. • p. 99-111   I mosaici antichi e quelli ottocenteschi di San Michele in Africisco: lo studio filologico Andreescu Treadgold, Irina. • p. 113-141   La campionatura delle tessere vitree dalle teste originali di San Michele in Africisco Andreescu Treadgold, Irina. • p. 142-149   Le teste degli arcangeli Michele e Gabriele al Museo di Torcello Trovabene, Giordana. • p. 151-164   Alcune considerazioni sulla testa del Cristo conservata al Victoria and Albert Museum di Londra Kniffitz, Linda. • p. 165-177   I mosaici pavimentali di Ravenna e di area adriatica in età giustinianea Farioli Campanati, Raffaella. • p. 193-204   San Michele in Africisco a Ravenna: la scultura architettonico-decorativa Porta, Paola. • p. 193-203   San Michele in Africisco: tendenze locali e internazionali nell'architettura ravennate del VI secolo Brenk, Beat. • p. 205-221   San Michele in Africisco nella Ravenna del VI secolo Maioli, Maria Grazia. • p. 223-232   San Michele in Africisco e l'edilizia ecclesiastica ravennate tra V e X secolo Augenti, Andrea. • p. 233-243   Le strutture murarie negli edifici di culto di Ravenna dall'età placidiana alla costruzione di San Michele in Africisco Vernia, Barbara. • p. 244-251   Sul comportamento strutturale di murature in laterizio in uso nel VI secolo Lombardini, Nora. • p. 253-282   Interventi e restauri nella ex chiesa di San Michele in Africisco Agostinelli, Emilio Roberto. • p. 283-295   Il mosaico parietale bizantino fra tecnica e restauro Muscolino, Cetty. • p. 297-310   Degrado chimico-fisico nei mosaici pavimentali del VI secolo Fiorentini Roncuzzi, Isotta. • p. 311-316   Tecnologia del colore del vetro bizantino nei mosaici ravennati Fiori, Cesare. • p. 317-324   Analisi tecnologica e scientifica di campioni significativi delle tessere vetrose dei frammenti musivi di San Michele in Africisco: alcune ipotesi di modelli di produzione Henderson, Julian. • p. 325-335   Il mosaico absidale di San Michele in Africisco attraverso le antiche riproduzioni iconografiche Gramentieri, Claudia. • p. 337-347   La chiesa di San Michele in Africisco attraverso i documenti e i fondi storici Novara, Paola. • p. 369-387   Riflessioni linguistiche sull'agiotoponimo San Michele in Africisco Arcamone, Maria Giovanna. • p. 389-397   L'abside di San Michele in Africisco: l'iconologia cristologica Montanari, Giovanni. • p. 399-409 San Michele in Africisco e l'età giustinianea a Ravenna: atti del convegno "La diaspora dell'arcangelo: San Michele in Africisco e l'età giustinianea" ; giornate di studio in memoria di Giuseppe Bovini ; Ravenna, Sala dei Mosaici, 21 - 22 aprile 2005  Spadoni, Claudio • Kniffitz, Linda [Hrsg.]. - Cinisello Balsamo (Milano) (2007)

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